http://giovannabemporad.blogspot.it/2010/09/ulisse-abbraccia-alle-ginocchia.html
lunedì 17 novembre 2014
sabato 27 settembre 2014
sulla «missione pedagogica» di Pasolini
Pasolini scrive, in una lettera del 20 gennaio 1947, all'amica Giovanna Bemporad: «La gente è sciocca, vile, confusa; ma c'è in essa un'aspirazione, un complesso di inferiorità che possono essere ancora considerati un residuo di astratta bontà [...]».
leggende metropolitane
Qui mi par mancare la versione di Giovanna Bemporad. Figura interessante, sulla quale giravano ai tempi d'oro della mia università un bel po' di leggende metropolitane...Serena /iliade-odissea-eneide-migliori-traduzioni-in-italiano
L'amorosa fenice che ai miei occhi
L'amorosa fenice che ai miei occhi
prestava i suoi paesaggi, è lontana:
con che reti afferrarla o mani ladre
se non con quelle amplissime dei sogni?
Come una fiamma in cima ai miei pensieri
che crescono in rossore, alta, oscillante
ti levi, o perfida come una luna
d'agosto, con lunghi occhi di malizia;
e con mani solcate dai miei baci
strazi una rosa, e in mezzo ai suoi disfatti
petali mi sorridi, mentre in fila
sul ramo del tuo braccio, sotto l'ombra
delle tue ciglia dormono i miei sogni
con una dolce inclinazione d'ali.
prestava i suoi paesaggi, è lontana:
con che reti afferrarla o mani ladre
se non con quelle amplissime dei sogni?
Come una fiamma in cima ai miei pensieri
che crescono in rossore, alta, oscillante
ti levi, o perfida come una luna
d'agosto, con lunghi occhi di malizia;
e con mani solcate dai miei baci
strazi una rosa, e in mezzo ai suoi disfatti
petali mi sorridi, mentre in fila
sul ramo del tuo braccio, sotto l'ombra
delle tue ciglia dormono i miei sogni
con una dolce inclinazione d'ali.
Pier Paolo Pascali e Maria Pia Diamanti
ritratti di poesia Quest’anno il premio è stato assegnato a Giovanna Bemporad, autrice degli Esercizi, esempio di poesia pura e opera che ha accompagnato tutta la sua vita, così come i numerosi classici da lei mirabilmente tradotti, dall’Eneide all’Odissea, fino al Cantico dei Cantici. La poetessa è scomparsa lo scorso 6 gennaio, per cui il conferimento dell’onorificenza avverrà ad memoriam. A ritirarla saranno il nipote Pier Paolo Pascali e Maria Pia Diamanti, che l’artista considerava il proprio “angelo custode”.
Odissea tradotta da Giovanna Bemporad. ERI Edizione Radio Italiana
02 – Cultura (Roma, 22/10/1970)
Primo piano della copertina di una copia dell'Odissea di Omero, tradotta da Giovanna
Bemporad. La nuova edizione viene presentata a Roma, nella sede della ERI Edizione
Radio Italiana, da Umberto Albini e Giulio Cattaneo che, insieme alla Bemporad, parlano
al pubblico presente. Raul Grassilli declama alcuni passi del poema.
Primo piano della copertina di una copia dell'Odissea di Omero, tradotta da Giovanna
Bemporad. La nuova edizione viene presentata a Roma, nella sede della ERI Edizione
Radio Italiana, da Umberto Albini e Giulio Cattaneo che, insieme alla Bemporad, parlano
al pubblico presente. Raul Grassilli declama alcuni passi del poema.
Leonardo Di Vasto Vs Giovanna Bemporad, 1992
Il 28 maggio 1992 è stato organizzato un incontro su Omero con relazioni del prof. Fritz Bornmann, Nuove teorie e scoperte su Omero: un poeta che si avvicina o si allontana da noi?, del prof. Leonardo Di Vasto, La traduzione della poesia ovvero la poesia della traduzione: l’Odissea di Giovanna Bemporad; presente la poetessa Giovanna Bemporad, che ha comunicato passi della sua Odissea.
La nostra storia - Delegazione di Castrovillari
Ricorda Giovanna Bemporad
«Il mondo intorno / con la sua fioritura sempre nuova / di lucenti capelli
a ogni aprile/ tanto mi offende che vorrei morire» cinemagay.it
non più lo stucco delle versioni settecentesche, né la calce del traduttorese novecentesco, ma una patina comunque troppo coesa per quel pastiche di «chissà quante probabili interpolazioni», che avrebbe richiesto invece qualche «superlinguaggio macaronico e magmatico».
a ogni aprile/ tanto mi offende che vorrei morire» cinemagay.it
non più lo stucco delle versioni settecentesche, né la calce del traduttorese novecentesco, ma una patina comunque troppo coesa per quel pastiche di «chissà quante probabili interpolazioni», che avrebbe richiesto invece qualche «superlinguaggio macaronico e magmatico».
Videor per Giovanna Bemporad, 1988
Firenze, 17 settembre 2012 Giovanna Bemporad
Da Odissea, libro XI
Quando viene l’estate o il ricco autunno,per lui bassi giacigli di ammucchiate
foglie si fanno ovunque, sul declivio
del florido vigneto; e qui egli giace
dolente, accresce in cuore la sua pena
sognando il tuo ritorno, e una vecchiezza
dura gli è sopra. Anch’io cosi mi spensi,
vinta dal fato; non mi colse e uccise
nelle mie stanze coi suoi miri dardi
l’infallibile Artemide, e un malanno
non mi assalì, di quelli che dal corpo
con lento logorio strappano l’anima:
ma il rimpianto di te, nobile Ulisse,
del tuo senno e del tuo tenero affetto
mi ha tolto il bene della dolce vita”.
Disse; io tentai, con l’animo in tumulto,
la madre morta stringere al mio petto.
Tre volte mi slanciai, spinto dall’ansia
di afferrarla, e tre volte dalle braccia
mi volò via, simile ad ombra o a sogno;
sempre più mi cresceva in cuore acuto
strazio, e a lei mi rivolsi supplicando:
“Madre, perché non resti, se io mi struggo
di abbracciarti, così che entrambi al collo
gettandoci le braccia, anche nell’Ade,
gustiamo l’acre voluttà del pianto?
O forse a me questo fantasma l’alta
Persefone ha mandato, perch’io debba
più forte ancora piangere e dolermi?
Dissi; e con voce fioca mi rispose
l’augusta madre: “Ahi, figlio mio. tra gli uomini
tutti il più sventurato, non la figlia
di Giove, non Persefone ti inganna:
si muta in questa forma. quando muore,
l’uomo mortale; i tendini disfatti
non congiungono più le carni e le ossa,
tutto divora l’impetuosa furia
del fuoco ardente, appena esce la vita
dalle ossa bianche; vola via per l’aria
l’anima, e si dilegua come un sogno.
Ma tu tendi al più presto a ritornare
verso la luce, e tutto serba in mente
per ridirlo, più tardi, alla tua sposa”.
(da Odissea, traduzione di G. Bemporad, Le Lettere)
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