mercoledì 21 gennaio 2015

Sulla giostra Bermporad

Giovanna Bemporad era lei una giostra da sola. Acca 24. Come un giardino d'aranci in città.
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Traduzioni a confronto: una possibilità didatticaUna giostra, quindi. Una competizione, che legittimava l'artista ad aggiungere molto del suo (il meraviglioso incontro di Ettore e Andromaca alle Porte Scee con la commozione dell'eroe dinanzi al figlioletto Astianatte andrebbe letto in classe: evidenziando, oltre che la tenerezza espressiva tutta neoclassica, anche le aggiunte di Monti non presenti nel testo greco: l'aggettivo "intenerito" e così l'avverbio "dolcemente" o l'espressione "con immenso affetto").
E certo, utilissimo su un piano didattico può essere il confronto di un medesimo passo omerico, tradotto da Monti e Foscolo, al fine di valutarne differenze e comunanze. Suggerisco, tra i tanti, la discesa dal cielo di Apollo, tratta dal primo canto, o lo struggente lamento di Andromaca, estrapolato dal sesto. Di questo episodio, cito i primi versi tradotti da Monti: "Sorrise Ettorre nel vederlo, e tacque. / Ma di gran pianto Andromaca bagnata, / accostassi al marito, e per la mano / stringendolo, e per nome in dolce suono / chiamandolo proruppe […]". Quindi quelli foscoliani: "Silenzioso ei sorridea con tutti / gli occhi mirando il pargoletto; e innanzi / gli si frappose Andromaca, e la destra / pur a due mani gli stringeà piangendo". 
"Trovo le tue idee dipinte, e le mie scolpite, a me manca la magia delle tinte, a te il rilievo dei muscoli", scriverà Foscolo allo stesso Monti. È un'immagine che coglie, forse meglio di ogni altra spiegazione specialistica o pedante, il cuore delle differenze presenti in queste traduzioni magistrali. Che tuttavia sono accomunate dalla medesima capacità di riecheggiare quelle atmosfere omeriche riproposte prima dal Neoclassicismo e venate sempre più di preromantica sensibilità.